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Le questioni della formula di Radbruch. Riflessioni a partire da Giuliano Vassalli

Luisa Avitabile

Archivio Penale pp. 11-22
DOI 10.12871/97888331802122 | @ Pisa University Press 2018
Ricevuto: 06 April 2018 | Accettato: 12 April 2018 | Pubblicato: 13 April 2018


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Riassunto

Il testo discute l’interpretazione della nota formula di Gustav Radbruch, Gesetzliches Unrecht und übergesetzliches Recht, presentata in un articolo pubblicato nel 1946, a partire da alcune significative riflessioni di Giuliano Vassalli.

Le pagine mostrano come la questione dell’ingiustizia legalizzata accomuni l’opera di Vassalli a quella di Radbruch nella critica radicale al formalismo giuridico.

Per Radbruch, il diritto è sempre valido «a meno che il contrasto fra la legge positiva e la giustizia giunga a un grado tale di intollerabilità che la legge in quanto ‘diritto ingiusto’, debba arretrare di fronte alla giustizia». La tesi è condivisa da Vassalli ed entrambi affermano una linea di demarcazione netta tra ‘casi di ingiustizia legale’ e ‘leggi valide ancorché ingiuste per il loro contenuto’. In entrambi la ricerca è marcata dal giusto convergente in un modello giuridico-antropologico incentrato sulla relazione giuridica come principio di riconoscimento dell’alterità.

 

The text discusses the interpretation of the well-know formula by Gustav Radbruch, Gesetzliches Unrecht und übergesetzliches Recht, presented in an article published in 1946, starting from some significant reflections by Giuliano Vassalli.

The pages show how the issue of legalized injustice links Vassalli’s work to that of Radbruch in radical criticism of legal formalism.

For Radbruch, law is always valid «unless the contrast between the positive law and justice reaches such a degree of intolerability that the law as ‘unjust right’, must retreat to justice». This thesis is shared by Vassalli and both affirm a clear line of demarcation between ‘cases of legal injustice’ and ‘valid but unjust laws for their content’. In both the research is marked by the right convergent in an antropological model of juridical relation as principle of recognition of otherness.


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