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Lo studio del Parlamento Europeo sull’attività di hacking delle Forze dell’Ordine: un’analisi informatico-giuridica (e di politica legislativa)

Giovanni Ziccardi

Archivio Penale pp. 512-537
DOI 10.12871/9788674101948 | © Pisa University Press 2017
Ricevuto: 13 May 2017 | Accettato: 15 May 2017 | Pubblicato: 17 May 2017


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Riassunto

                                                                                  Abstract

Il recente studio del Parlamento Europeo sull’uso di tecniche di hacking da parte delle Forze dell’Ordine apre aspetti informatico-giuridici e di politica legislativa molto interessanti. Accanto alla pregevole comparazione della situazione normativa in nove Stati, sei in Europa e tre al di fuori dell’Europa, lo studio sollecitato dalla Commissione LIBE pone dei punti fermi circa quali principi si dovrebbero seguire in ogni Paese in vista della regolamentazione di un argomento così spinoso e capace di toccare direttamente i diritti fondamentali dell’individuo. In questo Articolo si evidenziano sia gli aspetti di novità (soprattutto tecnici), sia lo spinoso rapporto con la crittografia e, infine, il quadro politico/legislativo attuale con le relative proposte di riforma e di adeguamento.

The recent European Parliament study concerning the use of hacking techniques and tools by the Law Enforcement opens up very interesting legal-informatics and political aspects. In addition to a comparison of the regulatory situation in nine States, six in Europe and three outside Europe, the study commissioned by the LIBE Commission puts a firm point about which principles should be followed in each Country regulating a topic capable of directly touching the fundamental rights of the citizens. This Article highlights the aspects of innovation (especially technical), the relationship with cryptography and, finally, the current political / legislative framework (with proposals for reform and adaptation).


Sommario

1. La pubblicazione dello studio sulle attività di hacking a fini investigativi e i problemi sottesi. - 2. I punti essenziali dello studio e le questioni più dibattute. - 3. Il conflitto in corso tra le attività delle Forze dell’Ordine e il fenomeno della diffusione capillare della crittografia. - 4. Il ruolo dei captatori informatici e degli strumenti di hacking per le Forze dell’Ordine nella cosiddetta “era post-Snowden”. - 5. Le proposte di politica legislativa contenute nello studio. - 6. Alcune considerazioni conclusive.

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