Tortura - Corte d'app. Perugia, 26 novembre 2013 (ud. 15 ottobre 2013), Triaca, con osservazioni a prima lettura di F. Loschi

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Fonte immagine: www.umbria24.it


Segnaliamo ai lettori un'interessante sentenza della Corte d'assise di Perugia in tema di tortura (nella specie trattamento denominato waterboarding: consistente nel creare nel soggetto una particolare pressione psicologica attraverso il senso di soffocamento indotto dall'introduzione in bocca di acqua e sale a naso tappato), in accoglimento dell'istanza di revisione presentata nell'interesse di un soggetto condannato nel 1984.


In particolare, l'allora imputato, nella sua veste di partecipante a bande armate, era stato condannato per calunnia perchè aveva incolpato ufficiali ed agenti di p.g. appartenenti alla P.S., sapendoli innocenti, di averlo costretto con torture fisiche a rendere dichiarazioni ammissivie di responsabilità propria e altrui nel corso di sommarie informazioni. A distanza di anni, le dichiarazioni affermative rese, durante un'intervista, da un operante che allora aveva realmente praticato quelle torture sull'imputato ha avvalorato le tesi difensive all'epoca rimaste inascoltate.


Per effetto delle nuove prove, la Corte territoriale ha quindi affermato che "non si potrebbe più affermare con un grado di certezza, oltre ogni ragionevole dubbio, che [il soggetto] avesse a suo tempo incolpato di reati soggetti che egli sapeva innocenti. Il risultato non può dunque che essere quello di addivenire, in accoglimento dell'istanza di revisione, alla revoca  (...) della sentenza pronunciata nei confronti [dello stesso] passata in giudicato (...), e di proscioglierlo dal reato di calunnia all'epoca a lui ascritto per insussistenza del fatto".